La guerra alle slot di circoli e parroci Sfrattate dalle case del popolo a Empoli e presto anche a Prato e Pistoia. Si muove l'Mcl. A Viareggio la crociata di don Lenzi

27-11-2012

www.iltirreno.it     11/27/2012


(di Ilaria Bonuccelli) Più cesti da allottare e meno videopoker. La guerra alle slot machine nelle Case del popolo e nei circoli Arci ricomincia dalle buone pratiche di una volta: il numero per vincere il panettone a Natale e l’uovo di cioccolato a Pasqua, ma anche l’installazione dei pannelli solari. I conti si devono far tornare alla vecchia maniera e con il risparmio energetico, non con il gioco (più o meno compulsivo), dice il presidente regionale di Arci Toscana, Gianluca Mengozzi. E parla a ragion veduta, visto che nel circondario di Empoli la guerra sperimentale al gioco d’azzardo è già stata combattuta e vinta. Tanto che ora viene esportata a Pistoia e Prato, insieme ad Acli . I circoli delle associazioni, bianche o rosse, negli ultimi anni si sono tenute in piedi con gli introiti delle slot machine, proprio come un bar o una tabaccheria qualunque che, con la crisi sempre più forte, dalle “macchinette” ricavano quanto basta per pagare l’affitto o le bollette. Ma per Mengozzi, l’equilibrio economico dell’attività non basta a giustificare la scelta di trasformare circoli e case del popolo in luoghi dove la gente può rischiare di rovinarsi economicamente. Il presidente non la pensa così da ora. Non ha aspettato a muoversi la sveglia suonata a Viareggio da don Lenzo Lenzi che invita i parrocchiani a boicottare i bar con slot machine. «Noi abbiamo avviato la nostra battaglia sperimentale sette anni fa, nel 2005 (due anni dopo la legalizzazione delle prime slot machine, ndr), quando ci siamo accorti che il fenomeno ci stava sfuggendo di mano. La precedente dirigenza nazionale e regionale dell’associazione, non valutndo la portata negativa di questo fenomeno, aveva facilitato l’arrivo delle macchinette nel 25% dei nostri 1350 circoli toscani». Considerando che il problema riguarda quasi 400 associati, Arci Toscana decide di sperimentare un’opera di dissuasione in 27 circoli dell’empolese. In quattro anni, vengono eliminate le 50 slot machine installatei. «Il nostro - spiega Mengozzi - non è stato un approccio né proibizionista né colpevolista perché i gestori dei circoli sono brave persone, preoccupate solo di come far quadrare i bilanci. Abbiamo insistito molto sulla formazione dei nostri dirigenti, sugli investimenti sul risparmio energetico con pannelli solari e termici per elettricità e acqua calda e siamo tornati alle attività sociali tipiche della nostra tradizione. In più abbiamo convinto le persone a non togliere le macchinette per metterle in un fondo vicino, perché sostando il problema non lo avremmo risolto, non avremmo raggiunto alcun progresso sociale». Visto il successo ottenuto da questo esperimento, Arci ha iniziato un percorso analogo a Pistoia e lo intraprenderà anche a Prato. Insieme ad Acli che in Toscana - conferma il presidente regionale Federico Barni - ha circa 260 circoli: «Anche noi ci siamo posti il problema perché alcuni gestori hanno trasformato la presenza delle slot machine in una parte integrante dell’incasso. E se è vero che in un circolo si riesce a tenere sotto controllo il fenomeno, ci sono, però, situazioni a rischio. Oltretutto, in alcuni circoli ci sono volontari che iniziano a mettere in discussione il valore morale e sociale di certe scelte e noi non possiamo ignorare questa situazione di disagio». La stessa espressa da don Lenzi, preoccupato dallo «Stato che non approva una legge per difendere le persone dal gioco; dalle famiglie che fanno finta di non vedere i ragazzi che già a 15 anni rischiano di prendere il vizio del gioco; io non voglio demonizzare i bar con le slot machine, ma non si possono giustificare condotte immorali perché sennò si chiude un’attività». Così la pensano anche Arci e Acli. Non a caso Barni ribadisce che «non possiamo più lasciare andare le cose. Anche se servirà una lunga opera di sensibilizzazione, dovremo mandare fuori le macchinette dai circoli. Il problema è che siamo gli unici ad andare in questa direzione, visto che lo Stato incentiva il gioco».Ma questo non scoraggia Mengozzi che, anzi, avanza una proposta alla Regione, da tempo impegnata sulla lotta alle dipendenze: offrire i circoli Arci e Acli come «luoghi di sradicamento delle patologie da gioco».